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iosa, comprerò una bella casa, molte terre, schiavi, eunuchi, cavalli; farò buona tavola e rumore nel mondo; chiamando in casa mia quanti sono nella città suonatori, ballerini e ballerine. Nè qui vorrò fermarmi, ed ammucchierò, la Dio mercè, fino a centomila dramme. Allorchè sarò ricco di centomila dramme; mi stimerò quanto un principe; manderò a chiedere in consorte la figlia del gran visir; facendo dire a quel ministro di aver udito meraviglie della bellezza, della saviezza, dello spirito e di tutte le altre doti della sua figliuola, e promettendogli mille pezze d’oro per la prima notte delle nostre nozze. Se poi il visir fosse tanto incivile da ricusarmi sua figliuola; cosa che non può succedere, andrò a rapirla alla sua barba, e me la condurrò a casa suo malgrado. Sposata che avrò la figlia del gran visir, le comprerò dieci eunuchi negri, de’ più giovani e ben fatti; mi vestirò come un principe, e salito sur un superbo destriero colla sella d’oro fino e gualdrappa d’oro ricamata di diamanti e perle, andrò per la città, accompagnato davanti e didietro da molti schiavi, e mi recherò al palazzo del gran visir, alla presenza di grandi e piccioli, che mi faranno tutti profonde riverenze. Smontato appiè della scala del gran visir, ascenderò in mezzo alla mia gente disposta in due file a destra ed a sinistra; ed il gran visir, ricevendomi qual genero, mi cederà il suo posto, e si metterà al di sotto per farmi maggior onore. Se ciò avviene, come spero, due de’ miei servi avranno ciascuno in mano una borsa di mille pezze d’oro, che avrò lor ordinato di portare; io ne prenderò una, e presentandogliela: — Ecco,» gli dirò; «le mille pezze d’oro da me promesse per la prima notte delle mie nozze;» e presentandogli l’altra: «Prendete,» soggiunserò, «ve ne dono altrettante per dimostrarvi che sono uomo di parola, e che do più di quanto