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drini. Non vi contentaste d‘aver derubato il nostro padrone di quanto possedeva, riducendolo alla mendicità; ora volete attentare anche alla sua vita? Vediamo un po’ se non avete indosso il coltello che tenevate in mano, quando c’inseguiste ier notte.» Sì dicendo, gli frugarono da per tutto, e gli trovarono indosso un coltello. — Oh, oh!» gridarono coloro nel levarglielo; «osereste sostenere ancora di non essere un ladro? — E che!» rispose mio fratello; «non si può dunque portare un coltello senza esser ladri?... Udite la mia storia,» soggiunse; «ed in vece di avere cattiva opinione di me, sarete commossi dalle mie disgrazie.» Ben lungi dal volerlo ascoltare, lanciatisigli addosso, lo calpestarono, gli strapparono l’abito e lacerarongli la camicia. Allora, vedendo le cicatrici impresse sulla schiena, sclamarono, raddoppiando le percosse: — Ahi cane, vuoi farci credere d’essere un galantuomo, e la tua schiena ci dimostra il contrario! — Aimè,» gridò mio fratello, «bisogna dire che grandi siano i miei peccati, se, dopo essere già stato sì ingiustamente maltrattato, lo sono un’altra volta senza trovarmi più colpevole della prima. —

«Non furono i due servi menomamente inteneriti dalle sue querele, e lo condussero dal giudice di polizia, che gli disse: — Qual ardire è il tuo di entrare in casa loro, perseguitandoli col coltello in mano? — Signore,» rispose il povero Alcuz, «voi vedete in me l’uomo più innocente del mondo, e sono perduto se non mi fate la grazia d’ascoltarmi con pazienza: nessuno è di me più degno di compassione. — Signore,» interruppe allora uno de’ servi, «vorreste porgere ascolto ad un ladro, che entra nelle case per saccheggiarle ed assassinare la gente? Se negate di crederci, osservategli, di grazia, la schiena.» Sì dicendo, denudò il dorso a mio fratello, e fecelo vedere al giu-