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solito; protestò egli esser falso quanto il vecchio asseriva: ma ad onta delle sue proteste, il popolaccio, sommo credulo, lasciandosi trasportare contro un uomo accusato d’un fatto sì atroce, volle sul momento chiarirsene. Obbligò dunque mio fratello a lasciar andare il vecchio; s’impadronì di lui medesimo, e corse in furia alla sua bottega, ove vide l’uomo scannato ed appeso, come aveva detto l’accusatore: poichè quel vecchio, che era un negromante, aveva affascinato gli occhi a tutti; come avevali affascinati a mio fratello facendogli prendere per buon danaro le foglie.
«A tale spettacolo, uno di coloro che tenevano Alcuz, gli diè un pugno, e disse: — Come, iniquo; così dunque ci fai mangiare carne umana?» Ed il vecchio, che non avevalo abbandonato, gliene scagliò un altro col quale gli cavò un occhio: nè alcuno di quelli che gli si poterono avvicinare, volle risparmiarlo; nè contenti di maltrattarlo, lo condussero dal giudice di polizia, al quale presentarono pure il preteso cadavere, che avevano spiccato dalla mostra, recandolo là per servire di testimonio contro l’accusato. — Signore,» gli disse il vecchio stregone, «voi vedete un uomo barbaro al punto da trucidare la gente, vendendone la carne per quella di montone. Il pubblico aspetta che ne facciate esemplare giustizia.» Il giudice di polizia poi ascoltò con pazienza mio fratello, ma il danaro cangiato in foglie gli parve sì poco degno di fede, che trattò il miserello da impostore; e riportandosi alla testimonianza dei propri occhi, gli fe’ dare cinquecento bastonate.
«Poscia, avendolo costretto a palesare dove teneva i danari, glieli tolse tutti, e lo bandì in perpetuo, dopo averlo, per tre giorni di seguito, esposto agli occhi di tutta la città, montato sur un camello...»
— Ma, sire,» disse Scheherazade a Schahriar, «la luce del giorno che veggo comparire m’impone