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mente in città, dove avrei ben potuto giustificarlo presso il giudice di polizia, facendo punire il ladro come meritava; ma non osai farlo nel timore di tirarmi addosso da me medesimo qualche malanno.

«Così dunque finii la trista avventura del mio buon fratello cieco; il califfo ne rise non meno delle altre già udite, ed ordinò di nuovo di darmi qualche cosa; ma senza aspettare che si eseguisse l’ordine, cominciai la storia del quarto mio fratello.

STORIA

DEL QUARTO FRATELLO DEL BARBIERE.


«Alcuz era il nome del quarto mio fratello, il quale diventò guercio nell’occasione che avrò l’onore di dire a vostra maestà. Era beccaio di professione, ed avendo un talento particolare per allevare ed ammaestrare gli arieti alla zuffa, per tal mezzo erasi acquistata la conoscenza e l’amicizia de’ principali signori, che dilettavansi a vedere questa specie di combattimenti, e che a tal uopo tengono in casa montoni. Era d’altronde molto ben provveduto; aveva sempre nella sua bottega la più bella carne che si trovasse al macello, essendo molto ricco, e nulla risparmiava per averne della migliore.

«Un giorno che stava in bottega, un vecchio, con lunga barba bianca, venne a comprare sei libbre di carne, e pagatogliene l’importo, se ne andò. Mio fratello trovò quel denaro sì bello, bianco e ben coniato, che lo pose da parte in uno scrigno. Il medesimo vecchio non mancò per cinque mesi di venire ogni giorno a prendere la medesima quantità di carne, pagandola di simile moneta, cui mio fratello continuò a mettere da parte.

«Dopo cinque mesi, volendo Alcuz comprare una