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NOTTE CLXXIV
— «Sottoposto dunque il ladro alle bastonate,» disse il barbiere, «ebbe colui la costanza di sopportare fin venti o trenta colpi; indi, fingendo di lasciarsi vincere dal dolore, aprì prima un occhio, poi l’altro, gridando misericordia, e supplicando il giudice di polizia di far cessare il supplizio. Vedendo il giudice che il malandrino lo guardava cogli occhi aperti, ne stupì assai, e: — Iniquo,» gli disse, «cosa significa questo miracolo? — Signore,» rispose il ladro, «sono, a scoprirvi un importante segreto, se volete farmi grazia e darmi, per pegno che manterrete la parola, l’anello che portate in dito, e vi serve di suggello. Son pronto a svelarvi tutto il mistero. —
«Il giudice, fece sospendere le bastonate, gli diede l’anello, e promise di fargli grazia. Sulla fede di tale promessa, il mariuolo ripigliò: — Debbo, confessarvi, o signore, che i miei compagni ed io ci vediamo tutti benissimo. Noi fingiamo di essere ciechi, per entrare liberamente nelle case, e penetrare fin negli appartamenti delle donne, dove abusiamo della loro debolezza. Confesserò inoltre che, per mezzo di tale artifizio, abbiamo guadagnato diecimila dramme in società, delle quali avendo oggi chiesto a’ miei confratelli le duemila cinquecento che m’appartengono di mia parte, essi me le hanno ricusate, perchè, dietro mia dichiarazione di voler ritirarmi dalla società, furono presi, dal timore ch’io non pensassi ad accusarli; ed insistendo io per ottenere la mia parte, mi si gettarono addosso, maltrattandomi nella maniera, di cui sono state testimonio le persone, che mi trassero a voi davanti. Attendo,