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NOTTE CLXXII


— «La vecchia,» disse il barbiere, «continuò a parlare così a Bakbarah: — Non vi resta più,» soggiunse, «se non una sola cosa da fare, ed è questa una bagattella. Dovete sapere che la mia padrona è solita, quando ha bevuto un poco, come oggi, di non lasciarsi avvicinare da quelli cui ama, se non sono in camicia, ed in tale stato, essa fa alcuni passi innanzi, e si mette a correre davanti a loro per la galleria e di camera in camera, finchè l’abbiano raggiunta. Anche questa è una delle sue bizzarrie; ma per quanto possa ella essere innanzi, leggiero e lesto come siete, in breve potrete porle addosso le mani. Orsù dunque, mettetevi in camicia; spogliatevi senza tante smorfie. —

«Troppo aveva fatto il mio buon fratello per retrocedere. Si spogliò dunque, ed intanto la giovine si fece levare la veste, e rimase in guarnelletto per correre più leggermente. Quando furono ambedue in istato di cominciare la corsa, la dama andò avanti una ventina di passi circa, e si mise a correre con sorprendente velocità. La seguì mio fratello a tutta possa, non senza eccitare le risa delle schiave, le quali battevano le mani: frattanto la giovine, invece di perdere il vantaggio preso prima, acquistandone anzi sempre più su mio fratello, gli fe’ fare due o tre giri di galleria; entrata quindi in un lungo corridoio oscuro, evase per un luogo a lui sconosciuto. Avendola, Bakbarah, che la seguiva sempre, perduta di vista nel corridoio, fu costretto, a cagione dell’oscurità, di rallentare il passo, e scorto in fine un lume, ripigliando verso quello la corsa, uscì da una porta, che gli fu subito chiusa dietro. Immaginatevi la di lui