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— Oh! quanto alla barba,» gridò, «non permetterò mai che mi venga tagliata.» Gli rappresentò la schiava essere inutile che gli avesse tolti i mustacchi, se non voleva acconsentire ad aver rasa la barba; che un volto barbuto non conveniva ad un vestito muliebre; e ch’ella si maravigliava come un uomo, il quale era sul punto di possedere la più bella persona di Bagdad, ricalcitrasse all’idea di perdere la barba. La vecchia aggiunse nuove ragioni al discorso della schiava, e minacciò mio fratello della collera della giovine dama; insomma gliene disse tante, che si lasciò fare quello che volevano.

«Vestitolo dunque da donna, fu condotto davanti alla giovine, la quale si mise a rider tanto al vederlo, che cadde rovescioni sul sofà, ove stava seduta. Altrettanto fecero le schiave battendo le mani, talchè mio fratello rimase imbarazzatissimo. Si rialzò la giovine, e senza cessar dalle risa, gli disse: — Dopo la compiacenza che aveste per me, farei male se non vi amassi di tutto cuore; ma bisogna che facciate un’altra cosa per amor mio: che danziate così come siete abbigliato.» Obbedì egli, e la giovine e le sue schiave danzarono con lui, ridendo come pazze. Quand’ebbero ballato un pezzo, gettaronsi tutte sul miserabile, e gli diedero tanti schiaffi, pugni e calci, ch’ei cadde a terra quasi fuor dei sensi. Lo aiutò la vecchia a rialzarsi, e per non dargli tempo d’andar in collera per quei maltrattamenti: — Consolatevi,» gli disse all’orecchio; «siete finalmente giunto al termine delle vostre sofferenze, e già state per raccoglierne il frutto...»

Il giorno, che già spuntava, impose silenzio alla sultana Scheherazade, la quale proseguì di tal modo la notte seguente: