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siate pure di me. Si portino,» soggiunse, «il profumo e l’acqua di rose.» A quell’ordine, due schiave partirono, tornando subito, una con un bicchiere d’argento ov’era legno d’aloè squisitissimo, col quale lo profumò, e l’altra con acqua di rose che gli gettò sul volto e sulle mani. Mio fratello non capiva più in sè dalla gioia al vedersi trattato con tali onori.
«Dopo quella cerimonia, la giovane comandò alle schiave, che avevano già suonato e cantato, di ricominciare i loro concerti. Obbedirono quelle, e frattanto la dama, chiamata un’altra schiava, le impose di condur seco mio fratello, dicendole: — Fategli, quel che sapete, e quando avrete finito, riconducetelo.» Bakbarah, udendo quell’ordine, si alzò ratto, ed avvicinandosi alla vecchia, ch’erasi pur alzata per accompagnare la schiava e lui, la pregò di dirgli cosa gli volessero fare. — La mia padrona è curiosa,» rispose colei sottovoce; «essa desidera di vedere come starete vestito da donna; e questa schiava, che ha ordine di condurvi con lei, vi dipingerà le sopracciglia, vi raderà i mustacchi, e vi vestirà da donna. — Mi dipingano pure le sopracciglia fin che si vuole,» replicò mio fratello, «vi acconsento, perchè poi mi potrò lavare: ma quanto a farmi radere, ben vedete che non posso permetterlo; come oserei comparir dopo senza mustacchi? — Guardatevi dall’opporvi a quanto si esige da voi,» ripigliò la vecchia; «guastereste i vostri affari, che or vanno a gonfie vele. Siete amato, e si vuole rendervi felice; rinuncereste forse, per quei brutti mustacchi, ai più deliziosi favori che uom possa bramare?» Cedè Bakbarah alle ragioni della vecchia, e senza dir parola, si lasciò condurre dalla schiava in una stanza, ove questa gli pinse in rosso le sopracciglia, gli tagliò i mustacchi, e già si accingeva a radergli anche la barba: ma la docilità di mio fratello non potè andar più oltre.