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gnificenza del palazzo; una galleria correva tutto all’intorno, e nel mezzo si vedeva un bellissimo giardino. Fattolo sedere sur un ricco sofà, la vecchia gli disse di aspettare un momento, finchè andasse ad avvertire del suo arrivo la dama.

«Mio fratello, che non era mai entrato in luogo sì splendido, si mise a considerare tutte le bellezze che gli si offrivano agli occhi, e dallo sfarzo che vedeva giudicando della sua buona fortuna, durava fatica a moderare la gioia. Poco dopo udì un gran fracasso, prodotto da una turba di giovani schiave giulive, che gli mossero incontro schiamazzando dalle risa, e vide in mezzo a loro una giovane di straordinaria bellezza, cui riconoscevasi agevolmente essere la padrona pei riguardi che tutte le usavano. Bakbarah, il quale aspettavasi un abboccamento particolare colla dama, stupì al sommo vedendola arrivare in sì allegra compagnia. Intanto le schiave, avvicinandosi a lui, presero un’aria grave; e quando la giovane dama fu vicina al sofà, mio fratello, ch’erasi alzato, le fece una profonda riverenza. Pres’ella il posto d’onore, e poi avendolo pregato di rimettersi al suo, gli disse con far ridente: — Son lieta di vedervi, e vi auguro tutto il bene che potete desiderare. — Signora,» rispose Bakbarah, «non so bramarne uno più grande dell’onore che ho di comparirvi davanti. — Mi sembra siate di buon umore,» soggiunse la dama, «e spero vorrete passar il tempo piacevolmente con noi. —

«Comandò allora subito che si servisse la colazione, e coperta una tavola di parecchi canestri di frutti e confetture, essa sedè a tavola colle schiave e con mio fratello. Essendosi egli collocato rimpetto alla dama, quando apriva la bocca per mangiare, questa vedeva ch’era sdentato, e facevalo notare alle schiave, le quali ne ridevano con lei di tutto cuore. Bakba-