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altri due. La donna volse a caso gli occhi su di lui, e lo sorprese mentre stava considerandola con tal attenzione, che le svelò lo stato del suo cuore....»

Il giorno che compariva obbligò Scheherazade ad interrompersi. Ma la notte seguente riprese il filo della sua narrazione, dicendo al sultano delle Indie:


NOTTE CLXVIII


— Sire, il barbiere, continuando la storia di suo fratello primogenito, e parlando sempre al califfo Mostanser Billah:

«Commendatore de’ credenti,» proseguì, «dovete sapere che la mugnaia, non appena ebbe penetrati i sentimenti di mio fratello, invece di averselo a male, risolse di divertirsene. Lo guardò dunque con aria ridente; mio fratello la guardava nella stessa guisa, ma in modo sì buffonesco, che la donna rinchiuse presto la finestra, per paura di dare in una risata che facesse comprendere a mio fratello quanto lo trovasse ridicolo. L’innocente Bacbuc interpretò a proprio favore quell’atto, e non lasciò di lusingarsi d’essere stato veduto con piacere.

«La mugnaia prese dunque la risoluzione di prendersi spasso di mio fratello. Avendo una pezza di bellissima stoffa, ond’era già molto tempo che voleva farsi un abito, l’avvolse in un bel fazzoletto ricamato di seta, e gliela mandò per mezzo d’una sua schiava. La schiava, ben istruita, venne alla bottega del sarto, e gli disse: — La mia padrona vi saluta, e vi prega di farle un abito colla stella che qui vedete, sul modello di quello che nel tempo stesso vi manda; essa cangia sovente d’abito, ed è una cliente della quale vi troverete assai contento.»