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contarle a vostra maestà.» Siccome mi parve che il califfo non domandasse meglio di udirmi, proseguii senza aspettare il suo ordine:
STORIA
DEL PRIMO FRATELLO DEL BARBIERE.
«Sire,» dissi, «mio fratello primogenito, che chiamavasi Bacbuc il Gobbo, era sarto di professione. All’uscire del suo garzonato, prese in affitto una bottega rimpetto ad un mulino, e non avendo ancora avventori, stentava assai a vivere del proprio lavoro. Il mugnaio, invece, era uomo agiato ed aveva una bellissima moglie. Un giorno, mio fratello, lavorando in bottega, alzò la testa, e vide ad una finestra del mulino la mugnaia che guardava in istrada; e la trovò tanto bella, che ne rimase abbagliato. La donna non badò menomamente a lui, chiuse la finestra, e più non comparve per tutto il giorno. Intanto il povero sarto non fe’ altro che alzar gli occhi verso il mulino lavorando. Si punse più d’una volta le dita, e da quel giorno il suo lavoro non fu troppo esatto. Verso sera, quando bisognò chiudere la bottega, stentò a risolvervisi, nella speranza che la mugnaia si facesse vedere ancora; ma costretto finalmente a chiuderla, si ritrasse nella sua casuccia, ove passò una cattiva notte. È vero che si alzò più presto del solito, e che, impaziente di rivedere la sua bella, volò verso la bottega: ma non fu più felice del giorno precedente; la mugnaia non comparve che un solo momento in tutta la giornata. Ma quel momento finì di renderlo il più innamorato degli uomini. Il terzo dì, ebbe motivo di essere più contento degli