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ove m’immaginava lo maltrattassero? Ha egli ragione di lagnarsi di me e dirmi sì atroci ingiurie? Ecco cosa si guadagna a far del bene agl’ingrati! Mi accusa d’essere un ciarlone; è una mera calunnia di sette fratelli che eravamo, io son quello che parla meno, e ch‘ebbe maggiore spirito in retaggio. Per farvene convinti non ho che a narrarvi, o signori, la mia storia e la loro. Onoratemi, vi prego, della vostra attenzione.


STORIA DEL BARBIERE


«Sotto il regno del califfo Mostanser Billah1, principe famoso per le sue immense liberalità verso i poveri, dieci ladroni infestavano le strade dei dintorni di Bagdad, e da molto tempo vi commettevano rapine e crudeltà inaudite. Avvertito il califfo di tanto disordine, fece chiamare il giudice di polizia alcuni giorni prima della festa del bairam, e gli ordinò, sotto pena della vita, di condurglieli tutti e dieci...»

Cessò qui Scheherazade di parlare, avvisando il sultano delle Indie che il giorno cominciava ad apparire; il principe si alzò, e la notte seguente la sultana riprese la sua storia in questo modo:


NOTTE CLXVII


— «Il giudice di polizia,» continuò il barbiere, «fece sì accurate ricerche e mise tanta gente in cam-

  1. Il califfo Mostanser Billah fu innalzato a quella dignità l’anno 623 dell’egira, cioè l’anno 1226 di G. C. Fu il trentesimosettimo califfo della schiatta degli Abassidi.