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tevi; perchè correte sì veloce? Se sapeste quanto mi afflissi dell’indegno trattamento che vi fece il cadì, a voi che siete sì generoso, ed al quale abbiamo tante obbligazioni, i miei amici ed io! Non ve l’aveva detto, che colla vostra ostinazione a non volermi compagno, esponevate la vita? Ecco cosa v’è accaduto per colpa vostra; e se da parte mia non mi fossi ostinato a seguirvi per vedere dove andavate, che cosa sarebbe stato di voi? Ma dove andate mai, signore? Aspettatemi. —

«Così quello sciaurato barbiere parlava ad alta voce per la strada; nè contentandosi d’aver cagionato scandalo sì grave nel quartiere del cadì, voleva ancora che tutta la città lo sapesse. Nella rabbia che mi dominava, mi veniva voglia d’attenderlo per istrangolarlo; ma con ciò non avrei fatto che rendere più clamorosa la mia confusione. Presi dunque un altro partito; avvistomi che la sua voce mi rendeva spettacolo d’un’infinità di persone, accorse chi alle porte e chi alle finestre, o che fermavansi per le strade a guardarmi, entrai in un khan di cui conosceva il custode. Lo trovai alla porta, chiamatovi dal rumore. — In nome di Dio,» gli dissi, «fatemi la grazia d’impedire a quel pazzo furioso d’entrar qui dietro di me.» Me lo promise, e mantenne la parola; ma non fu senza stento, poichè l’ostinato barbiere voleva entrare a tutta forza, e non si allontanò se non dopo avergli detto mille improperi; e finchè non fu rientrato in casa sua, non cessò di esagerare a tutti quelli che incontrava per via, il gran servigio cui pretendeva avermi reso.

«Ecco come mi liberai da quell’uomo sì stucchevole. Allora il custode mi pregò di raccontargli la mia avventura ed io il feci, pregandolo poscia di prestarmi un appartamento finchè fossi guarito. — Signore,» mi disse, «non istareste meglio a casa