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«Corse tosto il cadì ad aprire in persona, e domandò cosa volessero; ma la sua venerabile presenza non valse ad ispirar rispetto ai miei servi, i quali gli dissero con arroganza: — Maledetto cadì, qual motivo hai d’assassinare il nostro padrone? Che ti ha egli fatto? — Buona gente,» rispose il cadì, «perchè avrei io assassinato il vostro padrone che non conosco e che non m’ha offeso? Ecco aperta la mia casa; venite, vedete e cercate. — Gli avete dato le bastonate,» disse il barbiere; «ne ho udito le grida poco fa. — Ma, insomma,» replicò il cadì, «qual offesa può avermi fatto il vostro padrone, per costringermi a maltrattarlo come dite? E forse in casa mia? E se c’è, come vi è entrato, e chi può avercelo introdotto? — Voi non me la darete ad intendere colla vostra gran barba, maledetto cadì,» ripigliò il barbiere; «so quello che dico. Vostra figlia ama il nostro padrone, e gli ha dato convegno in casa vostra durante la preghiera del mezzodì; voi ne foste senza dubbio avvertito: siete tornato a casa, lo sorprendeste, e gli avete fatto dare le bastonate dai vostri schiavi; ma non avrete commessa impunemente questa rea azione: il califfo ne sarà informato, il quale farà buona e pronta giustizia. Lasciatelo uscire, e restituitecelo all’istante, altrimenti entriamo, e ve lo strappiamo alla vostra barba. — Non c’è bisogno di parlar tanto,» riprese il cadì, «nè di fare tanto chiasso; se è vero quanto dite, non avete che ad entrare e cercarlo; io ve ne do licenza.» Non ebbe il cadì finite queste parole, che il barbiere ed i miei schiavi invasero come furiosi la casa, e si misero a cercarmi dappertutto...»

Scheherazade, a questo passo, scorgendo il giorno, cessò di parlare. Si alzò Schahriar ridendo dell’indiscreto zelo del barbiere, e curiosissimo di sapere cosa fosse accaduto in casa del cadì, e per qual di-