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potei dire per obbligarlo a finire le sue buffonerie, non cessò finchè non contraffece alla stessa guisa tutti coloro che aveva nominati. Poi, volgendosi a me: — Signore,» mi disse, «voglio far venire a casa mia tutte queste brave persone; se volete credermi, sarete de’ nostri, e lascerete stare i vostri amici, che sono forse eterni parlatori, i quali non faranno che stordirvi co’ loro noiosi discorsi, e farvi ricadere in una malattia peggiore di quella, da cui uscite; mentre a casa mia in vece vi divertirete assai. —
«Malgrado la mia collera, non potei trattenermi dal ridere delle sue follie. — Vorrei,» gli dissi, «non aver da fare, che accetterei la vostra proposta, venendo di buon cuore a star allegro con voi; ma vi prego dispensarmene: oggi sono occupato: un altro giorno sarò più libero, e faremo questa partita. Finite di radermi, e sollecitatevi ad andarvene; i vostri amici vi sono già forse a casa. — Signore,» ripigliò colui, «non mi negate la grazia che vi domando. Venite a rallegrarvi colla buona compagnia che debbo avere. Se vi foste trovato una volta con loro, ne sareste tanto contento, che per essi rinunziereste ai vostri amici. — Non ne parliamo altro,» risposi; «non posso intervenire al vostro banchetto. —
«Nulla guadagnai colla dolcezza. — Poichè non volete venire da me,» replicò il barbiere, «bisogna dunque vi contentiate ch’io venga con voi. Corro a portar a casa quanto mi avete regalato; i miei amici mangeranno, se così loro piacerà, ed io tornerò subito. Non voglio commettere l’inciviltà di lasciarvi andar solo; meritate bene ch’io abbia per voi questa contemplazione. — Cielo!» sclamai allora; «non potrò dunque liberarmi oggi da un uomo sì incomodo? In nome del gran Dio vivente,» gli dissi, «fi-