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col genio.» E sedè infatti presso il mercadante; mentre discorrevano tra loro... — Ma io veggo spuntare il giorno,» disse Scheherazade interrompendosi; «il resto è il più bello del racconto.» Il sultano risolse di udirne la fine, ed anche per quel giorno lasciò in vita Scheherazade.


NOTTE III


La notte successiva Dinarzade volse alla sultana la stessa preghiera delle due precedenti. — Mia cara sorella,» le disse, «se tu non dormi, io ti supplico di narrarmi una delle piacevoli storielle che sai.» Ma il sultano disse di voler udire il seguito del racconto del mercadante e del genio; e Scheherazade, obbedendo, così continuò:

«Sire, mentre il mercadante ed il vecchio che conduceva la cervetta conversavano tra loro, sopraggiunse un vecchio seguito da due cani neri. Ei s’inoltrò a lor vicino, e salutandoli, chiese cosa facessero in quel luogo. Il vecchio della cerva gli narrò l’avventura del mercadante e del genio, ed il giuramento fatto dal primo. Aggiunse inoltre essere quello il giorno della parola data, e ch’egli era deliberato di trattenersi colà per vedere quanto sarebbe accaduto.

«Il secondo vecchio, trovando anch’egli la cosa degna di curiosità, entrò nella medesima risoluzione, e sedè presso gli altri due; erasi appena frammischiato ai loro discorsi, che capitò un terzo vecchio, il quale, voltosi ai due primi, chiese perchè il mercadante loro compagno sembrasse sì malinconico. A lui pure fu narrato il motivo, e sì straordinario gli parve, che bramò anch’egli d’assistere a quanto doveva accadere tra il genio ed il mercadante, al qual fine s’accomodò tra la compagnia.


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