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Il giorno che cominciava a sorgere impose silenzio a Scheherazade, la quale la notte seguente ripigliò di tal guisa la narrazione:


NOTTE CLV


— «Il mio viaggio fu felice,» proseguì il giovane di Mussul, «e giunsi al Cairo senza sinistro incontro. Colà trovai i miei zii, che maravigliarono molto al vedermi; dissi loro per iscusa che m’era annoiato d’attenderli, e che non avendone nuova alcuna, la mia inquietudine mi aveva fatto intraprendere quel viaggio; mi accolsero bene, e promisero d’intercedere in mio favore presso il padre, acciò non si adirasse perchè fossi partito senza sua licenza, da Damasco. Alloggiai con loro nel medesimo khan, e visitai le cose più belle del Cairo.

«Siccome avevano finito di vendere le loro merci, parlavano di tornare a Mussul, cominciando anzi a fare i preparativi di partenza; ma non avendo veduto quanto restavami ancor da vedere in Egitto, lasciai gli zii, ed andai ad abitare in un quartiere lontanissimo dal loro khan, nè comparvi finchè non furono partiti. Mi cercarono essi molto tempo per tutta la città; ma non avendomi trovato, giudicando che il rimorso d’essere venuto in Egitto contro la volontà paterna, mi avesse consigliato a tornare a Damasco senza dir nulla, partirono nella speranza d‘incontrarmi colà, e prendermi passando.

«Rimasi dunque al Cairo dopo la loro partenza, e vi dimorai tre anni onde soddisfare per intero alla mia curiosità di vedere tulle le maraviglie dell’Egitto. Nel frattempo, ebbi cura di mandar danaro al gioielliere,