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non è più interessante di quella del gobbo, non isperare che ti doni la vita...»

Scheherazade si fermò a questo passo, vedendo l’alba. La notte seguente riprese così il racconto:


NOTTE CL


— Sire,» disse Scheherazade, «il medico ebreo, vedendo il sultano di Casgar disposto ad ascoltarlo, prese la parola in questi termini:


STORIA

RACCONTATA DAL MEDICO EBREO.


«Sire, quando studiava la medicina a Damasco, e cominciava ad esercitarvi questa bell’arte con qualche riputazione, venne uno schiavo a domandarmi per andar dal governatore della città a vedervi un ammalato. Andatovi, fui introdotto in una stanza, ove trovai un bel giovane, molto abbattuto dal male che soffriva. Lo salutai, sedendomi a lui vicino; egli non rispose al mio complimento, ma mi fe’ segno cogli occhi per indicarmi che m’intendeva e mi ringraziava. — Signore,» gli dissi, «favoritemi la mano per toccarvi il polso.» Invece di darmi la mano destra, mi presentò la sinistra: del che fui assai maravigliato. — Ecco,» dissi fra me, «una crassa ignoranza di non sapere che si presenta la mano destra ad un medico, e non la sinistra.» Pure non tralasciai di toccargli il polso, e scritta una ricetta, partii.

«Continuai le visite per nove giorni, e tutte le