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tornò al posto, narrandoci la sua storia in questi sensi:

«— Dovete sapere, signori, che sotto il regno del califfo Aaron-al-Raschid, mio padre viveva a Bagdad, ov’io son nato, e passava per uno de’ più ricchi mercadanti della città. Ma siccome era uomo dedito ai piaceri, che amava lo stravizzo e trascurava gli affari, invece di ereditare alla sua morte molte sostanze, ebbi duopo di tutta la economia immaginabile per soddisfare ai debiti da lui lasciati. Venni infine a capo di pagarli tutti, e d’allora cominciò la mia piccola fortuna a prendere ridente aspetto.

«Una manina, che apriva la bottega, vidi passare presso alla porta una dama montata sur una mula, accompagnata da un eunuco, e seguita da due schiave, la quale, fermatasi, mise piede a terra coll’aiuto dell’eunuco, che le prese la mano dicendole: — Signora, ve lo aveva pur detto che venivate troppo presto; guardate, non c’è ancora alcuno nel bezestin; se aveste voluto credermi, vi sareste risparmiato l’incomodo d’aspettare.» Guardò essa da tutte le parti, e vedendo in fatti non esservi altre botteghe aperte fuor della mia, si avvicinò salutandomi, e mi pregò permetterle di riposarvisi, mentre aspettava che giungessero gli altri mercadanti. Risposi al suo complimento come doveva...»

Qui Scheherazade, vedendo albeggiare, si fermò, e la notte seguente ripigliò di tal guisa:


NOTTE CXLII


— «Sedette la dama nella mia bottega, ed osservando non esservi alcuno fuor dell’eunuco e di me in tutto il bezestin, si scoprì il volto per prender aria.