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«Lo stesso uomo che mi aveva condotto aspettavami col suo asino, salito sul quale, tornai al khan di Mesrur, e congedato l’uomo, gli dissi che non lo pagava, acciò venisse a riprendermi il dopopranzo all’ora che gl’indicai.

«Di ritorno all’alloggio, mia prima cura fu di far comprare un buon agnello e varie sorta di dolci, che mandai per mezzo d’un facchino alla dama. Mi occupai quindi d’affari, finchè giunto il padrone dell’asino, partii allora con lui, recandomi dalla dama, la quale mi accolse con giubilo non minore del giorno precedente, e mi trattò con egual magnificenza.

«Accommiatandomi la mattina dopo, le lasciai un’altra borsa con cinquanta pezze d’oro, e tornai al khan...»

Qui Scheherazade, vedendo l’alba, ne avvertì il sultano dell’Indie, il quale si alzò senza dir nulla; e sulla fine della notte susseguente, ripigliò essa così la continuazione della cominciata storia:


NOTTE CXXXVII


— Il mercadante cristiano, parlando sempre al sultano di Casgar: «Il giovane di Bagdad,» disse, «proseguì la sua storia in questi termini: — Continuai a corteggiare la dama tutti i giorni, e lasciarle ogni volta una borsa con cinquanta pezze d’oro; e così durò finchè i mercadanti incaricati di vendere le mie merci, e ch’io andava a visitare regolarmente due volte la settimana, non mi dovettero più nulla. Allora mi trovai senza danaro e senza speranza di averne.

«In quel terribile stato, ed in procinto d’ab-