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teressava per lei; richiamatala adunque: — Signora,» le dissi, «fatemi la grazia di tornar indietro; forse troverò il modo di contentarvi entrambi.» Tornò essa, dicendomi che lo faceva per amor mio. — Signor Bedreddin,» dissi allora al mercante, «quanto dite di voler vendere questa stoffa che mi appartiene? — Mille e cento dramme d’argento,» rispose; «non posso lasciarla a meno. — Consegnatela dunque a questa dama,» ripigliai io, «e ch’essa se la porti a casa. Vi do cento dramme di guadagno, e vi farò un biglietto della somma, da prelevarsi sulle altre merci che tenete.» In fatti, feci il biglietto, e firmatolo, lo consegnai a Bedreddin; quindi, presentando la stoffa alla dama, le dissi: — Potete portarla via, o signora; quanto al denaro, me lo manderete domani od un altro giorno, oppure vi fo un dono della stoffa, se v’aggrada. — Io però non la intendo così,» ripigliò essa; «voi mi trattate in maniera sì cortese ed obbligante, che sarei indegna di comparire davanti agli uomini, se non me ne dimostrassi grata. Che Iddio, per ricompensarvene, aumenti i vostri beni, vi faccia vivere molto tempo dopo di me, vi apra alla morte la porta de’ cieli, e tutta la città pubblichi la generosità vostra! —

«Tali parole mi resero ardito. — Signora,» le dissi, «in premio d’avervi fatto tal piacere, lasciatemi vedere il vostro volto: così ne sarò pagato ad usura.» Allora, ella si volse verso di me, alzò la mussolina che le copriva la faccia, e presentò a’ miei occhi una beltà maravigliosa; ne fui tanto colpito, che non seppi esprimerle ciò che ne pensava. Non mi sarei mai stancato dal rimirarla, ma essa si coprì tosto il viso pel timore d’esser veduta, ed abbassato il fitto velo, prese la pezza di stoffa e si allontanò dalla bottega, ove mi lasciò in uno stato ben diverso da quello in cui era nell’entrarvi. Rimasi a lungo in un turbamento e disor-