Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/432


22

mi dissero che ne avrebbero preso quanto ne voleva dar loro per cento dieci dramme alla misura: trovando dunque da guadagnare con essi dieci dramme alla misura, lusingato da quell’utile, mi recai alla porta della Vittoria, ove il giovane mercadante mi aspettava, ed il quale mi condusse al suo magazzino tutto pieno di sesamo. Ve n’erano cento cinquanta grandi misure circa, che feci misurare, e caricatele sugli asini, le vendetti per cinque mila dramme d’argento. — Su questa somma,» mi disse il giovane, «vi sono cinquecento dramme di vostro profitto, a dieci per misura, che vi accordo; quanto al resto che mi appartiene, non avendone ora bisogno, ritiratelo dai mercanti, e tenetelo voi, finchè ve lo venga a chiedere.» Gli risposi, che sarebbe pronto ogni qualvolta volesse venir a prenderlo o mandarlo a cercare. Gli baciai la mano nell’accommiatarmi, e mi ritirai soddisfattissimo della sua generosità.

«Stetti senza rivederlo un mese, scorso il quale lo vidi comparire. — Dove sono,» mi disse, «le mie quattromila cinquecento dramme? — Le tengo pronte,» risposi, «e vo sul momento a contarle.» Siccome era montato sul suo asino, lo pregai a scenderne, e farmi l’onore di mangiar un boccone con me prima di riceverle. — No,» mi disse, «adesso non posso smontare; ho un affare urgentissimo che mi chiama qui vicino; ma torno subito, e nel ripassare, prenderò il mio denaro, che vi prego intanto di apparecchiarmi.» Ciò detto, scomparve; io lo aspettai, ma invano, e non tornò se non dopo un altro mese. — Ecco,» pensava io, «un giovane mercatante che ha grande fiducia in me, se mi lascia in mano, senza conoscermi, una somma di quattromila e cinquecento dramme d’argento! Un altro non farebbe certo così, e temerebbe non gliela rubassi.» Tornò alla fine del terzo mese: era ancora montato