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dere l’esecuzione. Avendo il carnefice riconosciuto l’usciere, non osò andar innanzi, e lasciò il miserello. Intanto accostatosi l’usciere al luogotenente di polizia, gli dichiarò la volontà del sovrano, a cui il giudice obbedendo, s’avviò al palazzo col sartore, il medico ebreo, il provveditore ed il mercadante cristiano, e fece portare da quattro uomini del suo seguito la salma del gobbo.
«Giunti al cospetto del sultano, il giudice di polizia si prosternò a’ di lui piedi, e quindi alzatosi, gli raccontò fedelmente quanto sapeva della storia del gobbo. La trovò il sultano tanto strana, che ordinò al suo istoriografo particolare di scriverla con tutte le sue circostanze; poi, voltosi agli astanti: — Avete voi mai,» disse loro, «intesa cosa più maravigliosa di quella accaduta in occasione del gobbetto mio buffone?» Il mercadante cristiano allora, prosternatosi prima fino a toccare colla fronte la terra, così parlò: — Potentissimo monarca, io so una storia più sorprendente di quella che testè udiste, e ve la narrerò se vostra maestà si degna darmene licenza. Tali ne sono le circostanze, da non esservi alcuno il quale non sia commosso nell’ascoltarle.» Il sultano gli permise di riferirla; ed il cristiano la cominciò in questi termini:
STORIA
NARRATA DAL MERCADANTE CRISTIANO.
«Sire, prima d’impegnarmi nel racconto, che vostra maestà acconsente di udire, mi permetterò farle osservare, che non ho l’onore di esser nato in luogo dipendente dal suo impero. Sono straniero, na-