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a questo passo, «veggo ch’è già giorno: bisogna dunque, se me lo permettete, rimettere a domani la continuazione di questa storia.» Accondiscese il sultano delle Indie, e si alzò per andare alle solite sue occupazioni.


NOTTE CXXVIII


Risvegliata la sultana dalla sorella, riprese così la parola:

— Sire, mentre il carnefice preparavasi ad impiccare il sartore, il sultano di Casgar, che non poteva star molto tempo senza il gobbo suo buffone, avendo chiesto di vederlo, un ufficiale gli disse: — Sire, il gobbo cui vostra maestà desidera le sia condotto, dopo essersi ieri ubbriacato, fuggì contro il suo solito dal palazzo, per andar a zonzo per la città, e stamane fu trovato morto. Si condusse davanti al giudice di polizia un uomo accusato di averlo ucciso, e tosto il giudice ha fatto erigere la forca. Stavasi per impiccare il reo, quando comparve un individuo, e dopo di lui un altro, che si accusano da sè stessi e si scolpano a vicenda. È qualche tempo che la dura, ed il luogotenente di polizia è attualmente occupato ad interrogare un terzo, che si dice il suo vero assassino. —

«A tal discorso, il sultano di Casgar mandò un usciere al luogo del supplizio, dicendogli: — Andate con tutta sollecitudine a dire al giudice di polizia, che mi conduca immediatamente gli accusati, e mi mandi pure il corpo del povero gobbetto, cui voglio rivedere ancor una volta.» L’usciere partì, e giunto nell’istante che il boia cominciava a tirar la corda per appiccare il sarto, gridò a tutta gola di sospen-