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NOTTE CXXIV


«Il medico e sua moglie deliberarono insieme sul mezzo di sbarazzarsi entro la notte del morto. Il medico ebbe bel fantasticare: non seppe trovar mai veruno strattagemma per uscir d’impaccio; ma la moglie, più feconda in espedienti, disse: — Mi viene un’idea: portiamo questo cadavere sul nostro terrazzo, e gettiamolo giù pel camino nella casa del musulmano nostro vicino. —

«Quel musulmano era uno de’ provveditori del sultano, incaricato della cura di somministrare l’olio, il burro ed ogni sorta di grasce. Teneva in casa il magazzino, dove sorci d’ogni qualità facevano baldoria.

«Avendo il medico ebreo approvata la proposta, sua moglie ed egli, preso il gobbo, lo portarono sul tetto della casa, e passategli alcune corde sotto le ascelle, lo calarono giù pel camino nella camera del provveditore, così bel bello che rimase piantato sui piedi, contro il muro, come fosse vivo. Quando lo sentirono in fondo, ritirarono le corde, lasciandolo nell’anzidetto atteggiamento. Erano appena discesi e rientrati nelle loro stanze, quando il provveditore entrò nella propria, tornando da un convito di nozze, al quale era stato invitato quella sera, con una lanterna in mano. Stupì al vedere, mercè il lume, un uomo in piedi nel camino; ma essendo naturalmente coraggioso, ed immaginandosi fosse un ladro, dato di piglio ad un grosso bastone, corse difilato al gobbo. — Ah, ah!» gli disse; «io andava pensando fossero i topi che mi mangiassero il burro e le gra-