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di crema che mi mandasti? — Confesso d’essere stato io,» replicò Bedreddin. «Ma qual delitto ho io commesso per ciò? — Ti castigherò come meriti,» replicò Schemseddin; «e l’aver fatto una torta sì cattiva, ti costerà la vita. — Eh, buon Dio,» sclamò Bedreddin, «che cosa intendo mai? E forse un delitto degno di morte l’aver fatto una cattiva torta di crema? — Sì,» disse il visir, «e non devi aspettarti da me altro trattamento. —

«Mentre così parlavano insieme, le dame nascoste nella tenda osservavano con attenzione Bedreddin, cui non ebbero difficoltà a riconoscere, malgrado il tempo scorso dacchè non l’avevano veduto; e la loro gioia fu tale che caddero prive di sensi. Quando furono rimesse dal loro svenimento, volevano andar a gettarsi al collo di Bedreddin; ma la parola data al visir di non farsi vedere, la vinse sui più teneri moti dell’amore e della natura.

«Siccome Schemseddin Mohammed aveva risoluto di partire quella medesima notte, fece piegar le tende ed allestire le vetture per mettersi in viaggio: quanto a Bedreddin, ordinò che fosse posto in una cassa ben chiusa e caricato sur un camello. Allorché tutto fu pronto per la partenza, il visîr e la gente del suo seguito si posero in via, camminando il resto della notte e tutto il giorno seguente senza riposare, e non fermandosi che al cader della sera. Trassero allora Bedreddin dalla sua cassa per fargli prender cibo; ma si ebbe attenzione di tenerlo lontano dalla madre e dalla moglie, e per ventiquattro giorni, che durò il viaggio, fu trattato in egual modo.

«Giunti al Cairo, si eressero le tende nei dintorni della città per ordine di Schemseddin Mohammed, il quale, facendo condurre Bedreddin alla sua presenza, disse ad un falegname che avea fatto, chiamare: — Va a prendere il legname necessario, ed