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dere al marito. Indarno il padre e la madre le posero sott’occhio essere per lei cosa di niuna importanza quella cui bramava tanto sapere; essi non fecero breccia alcuna sull’animo di lei, nè coll’autorità, nè colle parole. I figli, vedendo ch’ella si ostinava a rigettare tutte le sane ragioni colle quali tentavasi di vincere la sua testardaggine, diedero in dirotto pianto; lo stesso mercadante non sapeva più che cosa fare, e seduto soletto vicino alla porta della casa, stava già deliberando se dovesse sacrificare la propria vita per salvare quella della moglie da lui teneramente amata.
«Ora, figliuola mia,» proseguì il visir parlando sempre a Scheherazade, «quel mercante aveva cinquanta galline ed un gallo, con un cane, che faceva buona guardia. Mentre egli era seduto come dissi, meditando profondamente al partito cui appigliarsi, vide il cane correre verso il gallo, il quale erasi gettato sopra una gallina, ed udì che gli diceva: — Olà gallo! Iddio non ti darà al certo lunga vita! Non ti vergogni di fare oggi quello che fai?» Incollerito il gallo, voltossi fieramente al cane: — Perchè,» rispose, «mi sarà oggi ciò vietato piuttosto che negli altri giorni? — Giacchè l’ignori,» soggiunse il cane, «sappi che il padrone è oggi in grande angustia: sua moglie vuole ch’ei le palesi un segreto, scoperto il quale gli costerebbe la vita. Le cose sono a tal punto, e temo ch’egli non abbia fermezza bastante da resistere alla caparbietà della moglie, perché l’ama ed è commosso dalle di lei continue lagrime. Egli è forse agli estremi, e noi tutti della casa ne siamo in gran pena: tu solo insulti al nostro dolore, avendo l’impudenza di sollazzarti colle tue galline.» Allora il gallo sì rispose ai rimbrotti del cane: — Quant’è stolto il nostro padrone! Egli ha una sola moglie, e non sa farsi obbedire, mentr’io ne ho cinquanta che fanno l’unica mia volontà. Ch’ei chiami in aiuto la sua ragione, e