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marito; «siavi noto soltanto ch’io rido d’un discorso che tenne poco fa l’asino al bue; il resto è un segreto che non m’è lecito palesarvi. — E chi ve lo proibisce?» rispose la moglie. — Sappiate che se ve lo dicessi, mi costerebbe la vita. — Voi vi burlate di me,» sclamò la moglie; «quel che mi dite non può esser vero. Se non mi confessate tosto il motivo che vi mosse a ridere, se voi ricusate di palesarmi quanto dissero il bue e l’asino, giuro, per quel Dio che sta in cielo, che non convivremo più insieme.

«Ciò detto, entrò in casa, ed incantucciatasi presso una finestra, vi passò la notte a piangere dirottamente. Il marito dormì solo, e l’indomani, vedendo ch’ella non ristava dal gemere: — Moglie mia,» le disse, «non è saviezza questa vostra di volervi tanto affliggere: la cosa non ne val la pena, e v’importa sì poco di conoscerla, quanto a me importa assai di tenerla segreta. Pertanto vi scongiuro di non pensarvi più. — Anzi vi penso in modo,» rispose la moglie, «che non cesserò dal piangere, sinchè non avrete soddisfatta la mia curiosità. — Ma vi dico da senno,» soggiunse il marito, «che se mai cedessi alle vostre indiscrete istanze, me ne costerebbe la vita. — Avvenga ciò che a Dio piace,» ripigliò la donna, «non per questo desisterò. — Mi accorgo,» disse il mercante, «non esservi modo di farvi capir ragione, e siccome preveggo che per la vostra caparbietà sareste capace di lasciarvi morire, farò tosto chiamare i vostri figli, acciò abbiano la consolazione di vedervi prima che esaliate l’anima.» Fe’ venire infatti i figliuoli, e mandò pure a chiamare i genitori e parenti della moglie, ai quali, quando furono radunati, narrò il motivo della loro discordia. Adoperarono essi ogni eloquenza per far comprendere alla donna il torto che aveva di voler persistere nella sua ostinazione: ma colei rifiutò ogni buona parola, e giurò di voler morire mille volte anzichè ce-