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soprascritta della borsa, e corse a mostrarle al sultano; gli perdonò questi il passato, e talmente si compiacque del racconto di quella storia, che la fece trascrivere con tutte le sue circostanze per tramandarla alla posterità.
«Però il visir Schemseddin non poteva comprendere perchè il nipote fosse sparito; tuttavia sperava ogni momento di vederlo ricomparire, e lo attendeva colla massima impazienza per abbracciarlo. Dopo averlo inutilmente aspettato per sette giorni, lo fe’ cercare per tutto il Cairo, ma non ne seppe notizia veruna per quante indagini si fossero fatte; e ne provò molta inquietudine. — Ecco,» diceva, «un’avventura singolarissima; mai ne accadde di simile ad alcuno. —
«Nell’incertezza di ciò che poteva accadere in seguito, credè di dover mettere egli stesso in iscritto lo stato, in cui trovavasi allora la casa; in qual modo si fossero fatte le nozze; come ammobigliate erano la sala e la camera della figliuola. Fece pure un fardello del turbante, della borsa e del resto degli abiti di Bedreddin, e lo chiuse sotto chiave...»
La sultana fu costretta a fermarsi, vedendo comparire il giorno; ma verso la fine della notte seguente, proseguì la sua storia in tali termini;
NOTTE CIX
— Sire, il gran visir Giafar, continuando a parlare al califfo, disse:
«Dopo alcuni giorni, la figlia del visir Schemseddin Mohammed si avvide d’essere incinta; ed infatti, a capo di nove mesi, si sgravò di un figlio, cui avendo data una nutrice, con altre donne e varie schiave per servirlo, l’avo gli pose nome Agib1.
- ↑ Questa parola significa, in arabo, maraviglioso.