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il sultano delle Indie si alzò, risoluto di udire il seguito di questa storia.


NOTTE CVIII


Avendo all’indomani ripigliata Scheherazade la parola, disse a Schahriar, facendo sempre parlare il visir Giafar:

— «Sire, rinvenuto il visir Schemseddin Mohammed dal suo svenimento mediante i soccorsi della figliuola e delle donne accorse: — Figlia mia,» le disse, «non vi faccia meraviglia l’accidente che mi è accaduto; la causa n’è tale, che appena potreste crederla. Quello sposo che ha passata la notte con voi, è vostro cugino, figlio di Nureddin Alì. I mille zecchini che trovansi in questa borsa mi rammentano la questione che ebbi con quel caro fratello, e sono di certo il regalo di nozze ch’egli vi fa. Sia lodato Iddio di tutte le cose, e particolarmente di questa avventura maravigliosa, che dimostra così bene la sua potenza.» Tornò quindi a guardare lo scritto del fratello, e lo baciò più volte, versando abbondanti lagrime. — Perchè non posso,» diceva egli, «come veggo questi caratteri che mi recano tanto piacere, riveder qui lo stesso Nureddin, e riconciliarmi con lui! —

«Letta da cima a fondo la memoria, vi trovò la data dell’arrivo del fratello a Balsora, del suo matrimonio, della nascita di Bedreddin Hassan; e quando, dopo aver confrontate queste date con quelle delle di lui nozze e della nascita di sua figliuola al Cairo, ebbe ammirato il rapporto esistente fra loro, e riflettendo infine che il nipote era suo genero, si abbandonò intieramente alla gioia. Prese la memoria e la