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gati i lineamenti del suo volto, destava l’ammirazione di tutti quelli che lo miravano.

«Nureddin Alì intanto non aveva pensato che a farlo studiare, nè peranco avealo fatto vedere in pubblico. Lo condusse allora al palazzo per procurargli l’onore di ossequiare il sultano, il quale lo accolse con favore. I primi che lo videro per via, rimasero tanto affascinati dalla sua bellezza, che ne facevano esclamazioni di meraviglia, colmandolo di benedizioni.

«Siccome il padre proponevasi di farlo capace di surrogarlo un giorno, nulla risparmiò a tale scopo, e lo mise a parte dei più importanti affari, onde accostumarvelo per tempo. Infine, niuna cosa trascurò per l’avanzamento d’un figlio tanto a lui caro; e già cominciava a godere del frutto delle sue cure, quando fu d’improvviso assalito da una malattia di tal violenza, che ben sentì di non essere lontano dall’estremo momento: talchè si dispose a morire da buon musulmano. In quel supremo istante, non dimenticò il suo caro Bedreddin, e fattelo chiamare, gli disse: — Figliuolo, tu vedi come perituro sia questo mondo; durevole sol e quello nel quale passerò in breve. È d’uopo che tu cominci fin d’ora a metterti nelle medesime mie disposizioni, e prepararti senza dolore a questo passo, senza che la coscienza possa nulla rimproverarti sui doveri di musulmano, nè su quelli di perfetto galantuomo. Per la religione, ne sei bastantemente istruito, tanto per ciò che te ne insegnarono i tuoi maestri, quanto per la lettura. Riguardo al galantuomo, sono a darti alcune istruzioni delle quali cercherai di approfittare. Siccome è necessario anzi tutto conoscere sè stessi, e tu non puoi avere questa conoscenza se non sai chi io sia, mi accingo a manifestartelo.

«Nacqui in Egitto,» proseguì egli; «mio padre, l’avo tuo, era primo ministro del sultano di quel re-