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coraggio in voi fosse pari alla forza, non sareste trattato così. Quando vengono a legarvi alla mangiatoia, perché non fate resistenza? perché non date loro delle buone cornate? perché non mostrate il vostro sdegno battendo co’ piedi il suolo? perché finalmente non incuter tenore con ispaventevoli muggiti? La natura v’ha dato i mezzi di farvi rispettare, e voi non sapete usarne. Se vi si pongono davanti cattive fave e cattiva paglia, non mangiatene; fiutatele soltanto e non ne pigliate. Seguite i miei consigli, e vedrete tosto un cambiamento di cui mi ringrazierete.

«Il bue si dimostrò grato ai suggerimenti dell’asino, poi soggiunse: — Caro il mio Svegliato, io non mancherò di fare tutto quello che m’hai consigliato, e vedrai in qual modo saprò cavarmi d’impaccio.» Tacquero dopo tal colloquio, cui il mercadante prestato aveva attento orecchio.

«La mattina seguente, il bifolco venne a pigliare il bue per aggiogarlo all’aratro e condurlo al solito lavoro, ma l’animale, che non aveva scordati i consigli dell’asino, mostrossi in tutto il dì pigro e cattivo, e la sera, quando fu ricondotto alla mangiatoia, il malizioso, invece di presentare da sè le corna per essere legato, si mise a fare il restio, a dar indietro muggendo, ed abbassò perfino le corna, quasi per colpirne il bifolco; fece insomma quanto avevagli insegnato l’asino. Al nuovo mattino il bifolco volle cavarlo di stalla per ricondurlo al lavoro, ma veduta la mangiatoia ancor piena delle fave e della paglia messavi la sera precedente, e il bue sdraiato per terra colle gambe stirate ed ansante in istrana guisa, lo credè ammalato, n’ebbe pietà, e stimando inutile condurlo al lavoro, corse ad avvisarne il padrone.

«Il buon mercante s’accorse allora che i tristi suggerimenti dello Svegliato erano stati ascoltati, e per pu-