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e rimasto assente per tutto quel tempo), corse alle stanze di Nureddin Alì; ma fu assai meravigliato all’udire, che col pretesto di fare un viaggio di due o tre giorni, fosse partito sur una mula il dì medesimo della caccia, e che da quel tempo non era più ricomparso. E ne fu tanto più dolente, non dubitando non essere state le durezze che gli aveva dette la cagione della sua fuga. Spedì adunque un corriere che passò per Damasco, ed andò fino ad Aleppo; ma Nureddin era allora a Balsora. Quando il corriere ebbe riferito al suo ritorno, di non averne avuta notizia alcuna, Schemseddin Mohammed si propose di mandarlo a cercare altrove, e frattanto, pensando ad ammogliarsi, sposò la figlia d’uno de’ primari signori del Cairo, lo stesso giorno che suo fratello si univa alla figlia del gran visir di Balsora.

«Nè ciò è tutto, Commendatore de’ credenti,» proseguì Giafar; «ecco che cosa accadde ancora. Dopo nove mesi, la moglie di Schemseddin Mohammed partorì al Cairo una figlia, e nel medesimo giorno quella di Nureddin Alì diè alla luce a Balsora un bambino, che fu chiamato Bedreddin Hassan. Il gran visir di Balsora manifestò la sua gioia con grandi larghezze e pubbliche feste che fece celebrare per la nascita del nipote; indi, per far conoscere al genero quanto contento fosse di lui, andò al palazzo a supplicare umilmente il sultano di concedere a Nureddin Alì la sopravvivenza della sua carica, affinchè, diss’egli, prima della morte avesse la consolazione di vedere il genero gran visir in sua vece.

Il sultano, il quale veduto aveva Nureddin Alì con piacere quando eragli stato presentato dopo il suo matrimonio, e che da quel tempo ne aveva sempre udito parlare con lode, accordò la grazia per lui domandata con tutta la gentilezza che potea usare; e lo fece in sua presenza rivestire dell’abito di gran visir.