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re: — Arresti il coraggio di tornar indietro, e gettare un’altra volta le tue reti? Noi ti daremo cento zecchini di quello che piglierai.» Il pescatore, a tale proposta, dimenticando le fatiche del giorno, preso il califfo in parola, e tornò verso il Tigri con lui, Giafar e Mesrur, dicendo fra sè: — Questi signori sembrano troppo onesti e ragionevoli per non ricompensarmi della mia fatica; e quando pure non mi dessero che la centesima parte di ciò che mi promettono, sarebbe ancor molto per me. —

«Giunti alla sponda del Tigri, il pescatore vi gettò le reti, e ritirandole, trovò in esse un bauletto ben chiuso e pesante. Il califfo gli fece subito contare dal gran visir i cento zecchini e lo licenziò. Mesrur si pose il cofanetto in ispalla, per ordine del padrone, il quale, premuroso di sapere ciò che contenesse, tornò in fretta al palazzo; e fattolo aprire, vi trovarono un gran paniere di foglie di palme, cucito all’apertura con un filo di lana rossa. Per soddisfare all’impazienza del califfo, si tagliò il filo con un coltello, e si cavò dalla sporta un pacchetto avvolto in un cattivo tappeto, e legato colla corda. Slegatala, e sciolto il pacchetto, si vide con orrore il corpo d’una giovane più bianca della neve, tagliato a pezzi....»

Scheherazade, a questo passo, osservando ch’era giorno, cessò di parlare. La notte successiva ripigliò di tal guisa il racconto:


NOTTE XCI


— Sire, vostra maestà immaginerà da sè, meglio ch’io nol possa far comprendere colle mie parole, qual fu la sorpresa del califfo a quell’orribile spetta-