Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/320


300


SETTIMO ED ULTIMO VIAGGIO DI SINDBAD IL NAVIGATORE.


«Reduce dal mio sesto viaggio, abbandonati al tutto il pensiero di farne mai più altri; chè, oltre all’essere già in un’età la quale richiede assoluto riposo, m’era pur proposto di non più espormi ai perigli da me le tante volte incorsi, e non pensava adunque che a passare allegramente il resto della vita. Un giorno che banchettava con molti amici, un mio servo venne coll’avviso che un ufficiale del califfo chiedeva parlarmi. Uscii di tavola, e mossogli incontro, colui mi disse: — Il califfo mi ha incaricato di dirvi che desidera favellare con voi.» Seguii subito al palazzo l’ufficiale, che mi presentò a quel principe, cui salutai prosternandomi a’ suoi piedi. — Sindbad,» mi diss’egli, «ho bisogno di voi; e d’uopo mi facciate un servigio; che andiate, cioè, a portare la mia risposta ed i miei donativi al re di Serendib, essendo io in dovere di corrispondere alla sua civiltà. —

«Il comando del califfo fu un colpo di fulmine per me. — Commendatore de’ credenti,» gli dissi, «son pronto ad eseguire gli ordini di vostra maestà; ma la supplica umilmente di pensare che sono stanco delle sofferte incredibili fatiche. Anzi ho fatto voto di non uscire più mai da Bagdad.» Da ciò presi occasione di fargli una minuta relazione di tutte le mie avventure, ch’egli ebbe, la pazienza d’ascoltare sino alla fine, e quando cessai di parlare, mi disse:

«— Confesso che sono straordinarii avvenimenti; ma tuttavia non bisogna che vi trattengano dal fare, per amor mio, il viaggio che vi propongo. Non si tratta se non di andare all’isola di Serendib per ese-