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«In quel punto mi sentii sì trasportato di gioia, che non sapeva se fossi desto; infine, persuaso che non dormiva, sclamai recitando questi versi arabi:
«Invoca l’Onnipotente, ed egli accorrerà in tuo soccorso: metti in non cale ogni altra cosa. Chiudi gli occhi, e mentre dormirai, Dio cangerà la tua fortuna di male in bene.»
«Un negro, che intendeva l’arabo, avendomi udito parlare così, si avanzò, e prendendo la parola: — Fratello,» mi disse, «non vi faccia meraviglia il vederci. Noi abitiamo questa campagna, e siamo oggi venuti ad inaffiare i nostri campi coll’acque del fiume che esce dalla montagna vicina, deviandole per mezzo di piccoli canali. Avendo notato che l’acqua trasportava un oggetto, subito accorsi per vedere cosa fosse, ed alla vista di questa zattera, uno di noi si gettò a nuoto e l’ha qui condotta. Allora, fermatala ed attaccatala come vedete, aspettavamo che vi svegliaste. Ora vi supplichiamo di raccontarci la vostra storia, che dev’essere assai straordinaria, e dirci come mai vi arrischiaste su questa corrente ed onde venite.» Risposi pregandoli di darmi prima qualche cosa da mangiare, promettendo di soddisfar quindi alla loro curiosità.
«Mi presentarono parecchie sorta di cibi, e saziata la fame, feci loro una relazione fedele delle mie avventure, e mi parve che l’ascoltassero con ammirazione. Quand’ebbi finito: — Ecco,» mi dissero per bocca dell’interprete, il quale aveva loro spiegate le mie parole, «ecco una delle storie più meravigliose. Bisogna che veniate voi stesso ad informarne il re; straordinaria troppo è la cosa onde siagli riferita da altri che dalla persona cui è accaduta.» Replicai d’essere pronto a fare la loro volontà.
«I negri mandarono immediatamente a prendere un cavallo, mi vi fecero salire, e mentre una parte