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prendere. Alle domande dei marinai, per qual caso mi trovassi in quel luogo, risposi essermi salvato due giorni prima da un naufragio colle mercanzie che vedevano; avventurosamente per me, quella gente, senza esaminare il luogo ove mi trovava, e se fosse verisimile quanto diceva, si accontentò della mia risposta, e mi condusse via colle balle.»
«Giunti a bordo, il capitano, soddisfatto in sè stesso del piacere che mi faceva, ed occupato nel comando del bastimento, ebbe la bontà di appagarsi anch’egli della scusa del preteso naufragio che gli dissi d’aver fatto; gli presentai qualcuna delle mie gioie, ma egli non volle accettarle.
«Passammo davanti a parecchie isole, e tra l’altro a quella delle Campane, lontana dieci giornate dall’altra di Serendib (1), con un vento ordinario e regolato, e sei dall’isola di Kela, alla quale approdammo. Ivi sono miniere di piombo, canne d’India e canfora eccellente.
«Ricchissimo è il re dell’isola di Kela, potente, e la sua autorità si estende su tutta l’isola delle Campane, che ha due giornate d’estensione, ed i cui abitanti sono ancora sì barbari, che mangiano la carne umana. Fatto un gran traffico in quell’isola, salpammo di nuovo ed approdammo a parecchi altri porti. Infine giunsi felicemente a Bagdad con molte ricchezze, di cui è inutile farvi qui la minuta enumerazione. Per render grazie a Dio dei favori concessimi, distribuii molte elemosine, tanto pel mantenimento di varie moschee, quanto per la sussistenza de’ poveri, e mi dedicai interamente ai parenti ed agli amici, divertendomi e stando allegro con loro. —
«Qui finì Sindbad il racconto del suo quarto viaggio, che cagionò agli uditori maggior meraviglia dei
- ↑ Nome arabo dell’isola di Ceilan.