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mettetemi di dormire alcuni istanti presso di voi: il sonno che m’aggrava le palpebre, m’ha qui tratto per gustare un po’ di riposo.» Ciò detto, lasciò cadere la grossa sua testa sui ginocchi della dama, ed allungati i piedi che stendevansi fino al mare, non tardò ad addormentarsi, e russare in guisa, che tutta ne rimbombava la riva. Allora la donna alzò gli occhi per caso, e scorgendo i principi sulla cima dell’albero, colla mano fe’ lor segno di scendere senza rumore. Grande fu il loro spavento vedendosi scoperti, e supplicarono con altri cenni la dama di lasciarli cheti ov’erano; ma colei, toltosi destramente dal grembo il capo del genio e posatolo a terra, si alzò, e lor disse con sommessi, ma animati accenti: — Scendete, bisogna assolutamente che voi veniate da me.» Indarno essi tentarono farle comprendere co’ gesti di aver paura del genio. «Scendete,» ripetè la donna col medesimo accento; «se tosto non mi obbedite, lo farò svegliare, ed io stessa gli chiederò la vostra morte.»

Tali parole incussero tanto timore nell’animo dei principi, che si accinsero a scendere con somma precauzione onde non isvegliare il genio. Quando furono abbasso, la dama li prese per mano, ed allontanatasi alquanto con essi sotto le piante, aperse loro liberamente il suo animo; respinsero i principi sulle prime l’ardita proposta, ma la donna insistette con tali minacce, che li costrinse infine ad accettare. Soddisfatto ch’ebbe alle proprie voglie, ed avendo osservato un anello in dito a ciascuno di essi, lo richiese loro, e avutili, corse a prendere una scatola dal fardello ov’era la sua toletta, e cavatone un filo da cui pendevano altri anelli di varie fogge: — Sapete voi,» disse mostrandoli, «che cosa significano questi gioielli? — No,» risposero essi, «ma sta in voi l’istruircene. — Questi sono,» proseguì la dama, «gli anelli di tutti gli uomini cui ho compartiti i miei favori;