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bel prato in riva al mare, sparso qua e là di fronzuti alberi, sedettero sotto uno di essi per riposare e prendervi il fresco. L’infedeltà delle mogli fu il soggetto de’ loro colloqui.

Erano da poco tempo seduti, quando udironsi vicino uno strepito orribile dalla parte del mare, insieme ad orrende grida, che li empì di spavento. Allora l’onda aprissi, e ne sorse una specie di grossa colonna nera che pareva perdersi nelle nubi. A tal vista raddoppiò la loro paura, talchè alzatisi precipitosamente, salirono sulla cima dell’albero che loro parve più atto a nasconderli. Appena vi furono accomodati, che guardando verso il mare, videro la colonna inoltrarsi alla riva fendendo l’acqua. Sulle prime non poterono ravvisare che cosa fosse, ma non tardarono ad indovinarlo.

Era uno di quei geni1 malefici, cattivi e nemici mortali degli uomini: nero, orribile, aveva la forma d’un gigante di prodigiosa altezza, e portava sul capo una gran cassa di vetro, chiusa a quattro serrature di fino acciaio. Egli entrò nella prateria, e venne a deporre il suo carico appunto appiè dell’albero; ove stavano i due principi, i quali, conoscendo l’estremo periglio in cui versavano, si tennero perduti.

Intanto il genio sedè vicino alla cassa, ed apertala con quattro chiavi che portava alla cintura, ne uscì tosto una dama splendidamente vestita, di maestoso aspetto ed assai bella. Il mostro se la fe’ sedere accanto, e guardandola con amore, le disse: — Oh la più perfetta di tutte le donne ammirate per la loro bellezza, vezzosa persona, ch’io rapii il dì delle vostre nozze, e che poscia con tanta costanza ho amato, per-

  1. Secondo le tradizioni musulmane, vi sono due sorta di genii: peri e divi. I primi sono benefici, gli altri feroci e nemici dell’uomo.