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«Nella medesima isola vi sono rinoceronti, animali più piccioli dell’elefante e più grandi del bufalo, che hanno un corno sul naso, lungo circa un cubito, solido e fesso in mezzo da un’estremità all’altra, su cui veggonsi punti bianchi, formanti la figura d’un uomo. Il rinoceronte si batte coll’elefante, gli squarcia col corno il ventre, lo solleva e lo porta sulla testa; ma siccome il sangue ed il grasso dell’elefante gli colano sugli occhi e l’acciecano, ei cade per terra, e frattanto, cosa che vi farà meraviglia, viene il roc, li adunghia amendue, e li porta via per nutrirne i suoi nati.

«Passo sotto silenzio molt’altre particolarità di quell’isola, per tema di annoiarvi. Io vi cangiai alcuni de’ miei diamanti in tante buone merci. Di là andammo ad altre isole, e finalmente, dopo aver toccato diverse città mercantili di terra ferma, approdammo a Balsora, d’onde mi restituii a Bagdad. Distribuii in prima molte elemosine ai poveri, e godetti onoratamente del resto delle mie immense ricchezze, guadagnate con tanti sudori... —

«Sindbad finì così di narrare il suo secondo viaggio. Ei fe’ dare altri cento zecchini ad Hindbad, ed invitollo a venire il dì dopo ad udire la relazione del terzo. I comitati tornarono alle loro case, e ricomparsi il giorno seguente alla medesima ora, non meno del facchino, il quale aveva già quasi dimenticata la passata miseria, si misero tutti a tavola, e levate le mense, Sindbad, avendo chiesto un momento d’attenzione, fe’ di tal guisa il racconto del suo terzo viaggio:

Mille ed una Notti. I. 17