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viaggio, le quali sono più degno della vostra attenzione di quelle del primo.» Tutti tacquero, e Sindbad parlò in questi termini:


SECONDO VIAGGIO DI SINDBAD IL NAVIGATORE.


«Aveva risoluto, dopo il mio viaggio, di passare tranquillamente il resto de’ miei giorni a Bagdad, com’ebbi l’onore di dirvi ieri. Ma non istetti molto ad annoiarmi della vita oziosa; mi tornò la voglia di viaggiare e negoziar per mare, ed acquistate merci atte al traffico che meditava, partii una seconda volta con altri mercanti di nota probità. C’imbarcammo sur un buon naviglio, e raccomandatici al cielo, spiegammo le vele.

«Andavamo d’isola in isola, facendovi vantaggiosi cambi. Un giorno, sbarcammo sur una di esse coperta di parecchie sorta di piante fruttifere, ma sì deserta che non vi scoprimmo orma di abitazione nè di gente. Andammo dunque a prender aria nei prati, e lungo i ruscelli che l’irrigavano.

«Mentre taluni divertivansi a coglier fiori, ed altri frutti, io presi le mie provvisioni e il vino che aveva recato, e mi posi a sedere presso una sorgente, in mezzo a fronzuti alberi che formavano gratissima ombra. Fatta colà una buona refezione, mi sdraiai al suolo e m’addormentai. Non vi dirò quanto tempo dormii; ma al destarmi, più non vidi il naviglio all’áncora..»

Qui Scheherazade, vedendo albeggiare, fu obbligata ad interrompere il racconto; ma la notte seguente continuò di tal maniera il secondo viaggio di Sindbad: