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a Bagdad, ed appena sarà informato del vostro arrivo nella sua capitale, vi farà conoscere non implorarsi mai invano il suo appoggio. Non dovete più oltre dimorare in una città, ove tutti gli oggetti devono esservi insopportabili alla vista. La mia nave è a vostra disposizione, e potete usarne liberamente.» Accettò egli l’offerta, e passammo il resto della notte a discorrere del nostro imbarco.

«Comparso il giorno, uscimmo dal palazzo, e recatici al porto, vi trovai le mie sorelle, il capitano ed i miei schiavi in grande ansietà per me. Presentato il principe alle sorelle, raccontai loro ciò che avevami impedito di tornare al vascello il giorno precedente, l’incontro del principe, la sua storia ed il motivo della desolazione di sì bella città.

«Impiegarono i marinai vari giorni a sbarcare le nostre mercanzie, ed imbarcare in loro vece quanto di più prezioso conteneva il palazzo sì in gioie, che in oro ed argento. Lasciammo i mobili ed un’infinità di lavori di oreficeria, non potendoli portar via per mancanza di mezzi di trasporto, tant’erano le ricchezze che avevamo sott’occhio.

«Caricato a sufficienza il vascello, prendemmo acqua bastante pel nostro viaggio. Quanto alle provvisioni, ce ne restavano ancor molte di quelle da noi imbarcate a Bassora. Finalmente salpammo con un vento favorevole.»

Qui Scheherazade, vedendo spuntar il giorno, cessò di parlare; il sultano si alzò senza aprir labbro, ma si propose di udire la fine della storia di Zobeide e del giovane principe, sì miracolosamente salvato.