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matami in piedi davanti alla nicchia, feci ad alta voce questa preghiera: «Lode a Dio che ci ha favoriti d’una prospera navigazione! Che ci faccia la grazia di proteggercì egualmente fino al nostro ritorno in patria. Ascoltatemi, o Signore, ed esaudite la mia preghiera.» Volse il giovine gli occhi su me e disse: — Mia buona signora, vi prego dirmi chi siete e che cosa v’abbia condotto in questa desolata città. In contraccambio vi dirò chi sono, cosa m’è accaduto, per qual motivo gli abitanti di questa città sono ridotti alla condizione in cui li vedeste, e perchè io solo sia sano e salvo in sì tremendo disastro.

«Gli narrai in brevi parole d’onde veniva, lo scopo del mio viaggio, ed in qual maniera era felicemente approdata dopo una navigazione di venti giorni. Terminando, lo supplicai di adempire anch’egli alla promessa fatta, e gli attestai il mio terrore alla vista della spaventevole desolazione che ovunque regnava. — Signora,» disse allora il giovane, «abbiate un momento di sofferenza;» e chiuso l’Alcorano, lo pose in un prezioso astuccio, e lo collocò nella nicchia. Io approfittai di quel tempo per considerarlo attentamente, e gli trovai tanta grazia e leggiadria, che mi fecero un’impressione fin allora al tutto ignota. Mi fe’ sedere vicino a sè, e prima di cominciare il suo discorso, non potei trattenermi dal dirgli con accento che ben gli palesò i sentimenti che mi aveva ispirati: — Amabile signore, caro oggetto dell’anima mia, non si può aspettare con maggior impazienza gli schiarimenti delle tante maraviglie che m’hanno colpito fino dal mio primo ingresso in questa città; nè la mia curiosità saprebbe essere presto soddisfatta. Parlate, ve ne scongiuro, ditemi per qual miracolo voi solo siete vivo tra tante persone morte in modo sì inaudito....»

Scheherazade s’interruppe a questo passo, e disse a Schahriar: — Sire, vostra maestà forse non s’av-