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ve, vi protestiamo di non far più sì grande sproposito. — Mie care sorelle,» io risposi, «non ho cangiato sentimenti, a vostro riguardo dopo la nostra ultima separazione; tornate, e godete con me di quanto posseggo.» Le abbracciai, e restammo insieme come prima.

«Era un anno che vivevamo in perfetta unione, e vedendo che Dio aveva benedetto il mio piccolo capitale, pensai d’intraprendere un viaggio per mare, tentando la fortuna nel commercio. A tal uopo mi recai colle sorelle a Bassora, ove comperai un vascello equipaggiato, che caricai di merci venute da Bagdad. Sciogliemmo le vele con vento favorevole, ed uscimmo in breve dal golfo Persico. Giunti in alto mare, veleggiammo verso le Indie, e dopo venti giorni di navigazione, scoprimmo terra. Era un monte altissimo, alla cui base scorgevasi una città di bell’apparenza; giunti di buon’ora in porto col favore d’un forte venticello, gettammo l’ancora.

«Non ebbi pazienza di aspettare che le mie sorelle fossero in grado di accompagnarmi, e sbarcata sola, andai tosto alla porta della città. Vidi colà, numerose guardie sedute, ed altre che stavano in piedi con un bastone in mano; ma avevano tutte sì orrido aspetto, che ne fui spaventata. Notando però ch’erano immobili, e che non giravano neppur gli occhi, mi rassicurai; avvicinatami, conobbi ch’erano impietrite.

«Entrai nella città, e passai per varie contrade, in cui eranvi di tanto in tanto uomini in tutte le sorta di atteggiamenti, ma tutti senza moto ed impietriti. Nel quartiere de’ mercanti, trovai chiusa la maggior parte delle botteghe, ed in quelle ch’erano aperte, vidi pure persone petrificate. Volsi l’occhio ai camini, e non vedendo uscirne fumo, giudicai che quanto si trovava nelle case, come ciò che ne stava fuori, tutto fosse cangiato in pietra.

«Giunta in una vasta piazza in mezzo alla città,