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precedente, ed auguratomi il buon giorno, e chieste nuove della mia salute, mi condussero al bagno, ove mi lavarono esse medesime, rendendomi, mio malgrado, tutti i servigi dei quali abbisognava; uscitone, mi fecero vestire un altro abito più magnifico del primo. « Passammo il giorno a tavola, e venuta l’ora di coricarsi, mi pregarono di nuovo a scegliere tra esse una compagna. Insomma, o signora, per non annoiarvi ripetendovi sempre la stessa cosa, vi dirò che passai un anno intero colle quaranta dame, e per tutto cotal tempo, quella voluttuosa vita non fu interrotta dal minimo dispiacere. « In capo all'anno (nulla poteva più sorprendermi) le quaranta dame, invece di presentarmisi colla solita allegria, e domandarmi come stessi, entrarono la mattina nel mio appartamento, colle guance bagnate di lagrime, e vennero ad abbracciami tutte teneramente, dicendo: — Addio, caro principe, addio; è d’uopo che vi lasciamo. » Le loro lagrime m’intenerirono; le supplicai a dirmi il soggetto della loro afflizione e della separazione di cui mi parlavano. — In nome del cielo, » soggiunsi, « mie belle dame, ditemi se è in poter mio di consolarvi, o se inutile vi sia il mio soccorso. » In vece di rispondere categoricamente: — Piacesse a Dio, » mi dissero, « che non vi avessimo mai veduto, nè conosciuto. Parecchi cavalieri, prima di voi, ci han fatto l’onore di visitarci; ma nessuno aveva la grazia, la dolcezza, l’allegria, il merito vostro: non sappiamo come potremo vivere senza di voi. » Sì dicendo, ricominciarono i piagnistei. — Amabilissime mie dame, » ripigliai, « di grazia, non mi fate languire di più; ditemi la cagione del vostro affanno. — Ahi! » risposero; « qual altro argomento sarebbe capace di affliggerci fuor della necessità di separarci da voi? Forse non ci vedremo mai più! Ma se però voleste aver po-