Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/219


199

la sultana. « Perchè non mi destasti più presto? » Il soldano, cui l’arrivo del calendero al palazzo delle quaranta belle dame prometteva assai cose, non volendo privarsi del diletto di udirle, differì nuovamente la morte della sposa.


NOTTE LIX


Dinarzade non fu più diligente della scorsa notte, ed era quasi giorno quando pregò la sultana a continuare. — Sono ad esaudirti, » rispose Scheherazade, e volgendo la parola al sultano: « Sire, » disse, « il principe calendero riprese la sua narrazione in questi sensi:

« Quand’ebbi finito di raccontare alle quaranta dame la mia storia, alcune che mi stavano sedute più vicino, rimasero per conversar meco, mentre altre, scorgendo ch’era notte, alzaronsi per andar a prendere i lumi; e ne recarono in tal numero, disponendoli con tanta abilità, che maravigliosamente surrogarono la luce del giorno.

« Altre dame coprirono una tavola di frutta secche, confetti ed altri cibi atti ad eccitare la sete, ed empirono una credenza di varie sorta di vini e liquori; altre infine comparvero con musicali strumenti. Quando tutto fu pronto, m’invitarono a tavola, vi sedettero anch’esse con me, e favellammo a lungo. Quelle che dovevano suonare gli strumenti, si alzarono, ed accompagnandosi col canto, fecero un delizioso concerto. Cominciarono le altre una specie di ballo, danzando a vicenda a due a due con grazia infinita.

« Era oltre mezzanotte, quando tutti quei divertimenti finirono. Allora una delle dame prese a dirmi: