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si commettono ne’ miei stati; come sposo offeso, debbo immolarvi al mio sdegno.» E lo sciagurato principe, cedendo a quel primo impeto, snudò la scimitarra, ed accostatosi al letto, d’un sol colpo fe’ passare i rei dal sonno alla morte; indi presi i cadaveri, gettolli dalla finestra nel fossato che circondava il palazzo.

Vendicatosi di tal guisa, uscì dalla città come n’era entrato, e si recò al suo padiglione, ove appena giunto, senza far parola ad alcuno dell’accaduto, comandò di piegar le tende e dare il segnale della partenza. In breve tutto fu allestito, e non albeggiava ancora, quando si posero in via al suono dei timballi e di vari altri strumenti, che infondevano allegria in tutti, tranne al re, il quale, per l’infedeltà della regina, s’abbandonò ad una cupa melanconia per tutto il viaggio.

Giunto vicino alla capitale delle Indie, vide venirsi incontro il sultano1 Schahriar con tutta la corte; impossibile sarebbe descrivere la gioia dei due principi nel rivedersi. Entrambi balzarono a terra per abbracciarsi, e datisi mille reciproci contrassegni di tenerezza, risalirono a cavallo, ed entrarono nella città fra le acclamazioni di una immensa turba di popolo. Il sultano condusse il fratello fino al palazzo per lui destinato, comunicante col suo per mezzo del medesimo giardino; questo palazzo, già magnifico per sè, essendo adoperato nelle feste della corte, era cresciuto in isplendore per nuovi adornamenti.

Schahriar lasciò il re di Tartaria per dargli il tempo di entrare nel bagno e cambiar abiti; e quando seppe che n’era uscito, venne a visitarlo. Sedettero entrambi sopra un sofà, e mentre i cortigiani stavano in disparte per rispetto, i due principi si misero a favellare di ciò che due fratelli, uniti più per amicizia che

  1. Questa parola araba vale imperatore o signore: tal titolo si dà a quasi tutti i sovrani dell’Oriente.