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caduto, se, quando era cangiata in gallo, mi fossi avveduta dell’ultimo granello del melagrano, e lo avessi inghiottito come gli altri, essendovisi il genio ritirato come nella sua ultima trinciera, e da ciò dipendeva l’esito della battaglia, che sarebbe stato felice e senz’alcun danno per me. Un tal fallo mi costrinse a ricorrere al fuoco, e combattere con queste potenti armi, come feci, fra cielo e terra, ed al vostro cospetto. Malgrado la sua arte formidabile e la sua esperienza, ho fatto conoscere al genio di saperne più di lui; l’ho vinto e ridotto in cenere, ma non posso sfuggire alla morte che s’avvicina...»

Scheherazade qui s’interruppe, e disse al sultano: — Sire, il giorno che spunta mi vieta di proseguire la narrazione; ma se vostra maestà vuol lasciarmi vivere sino a domani, udrà il fine di cotesta storia.» Schahriar acconsentì, e si alzò, secondo il solito, per andar ad accudire agli affari dell’impero.


NOTTE LII


La sultana, svegliatasi, s’accinse a proseguire la storia del secondo calendero:

— «Signora,» disse il calendero a Zobeide, «il sultano lasciò che la principessa Dama-di-beltà finisse il racconto del suo combattimento, e quindi le disse con accento di vivo dolore: — Figliuola, guardate in quale stato è vostro padre; aimè! io mi meraviglio d’essere ancora in vita. L’eunuco vostro aio è morto, ed il principe che liberaste dall’incantesimo ha perduto un occhio.» Nè potè dire di più: le lagrime, i sospiri ed i singhiozzi gli troncarono la parola. Noi fummo estremamente commossi della sua afflizione, e sua figlia ed io piangevamo con lui; ma mentre ci affliggevamo a vicenda, la principessa si mise a gridare: — Ar-