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l’albero che sorgeva sulla sponda d’un canale profondo, ma poco largo, traforò in un attimo il pomo e vi si nascose. Allora il melagrana si gonfiò, divenne grosso come una zucca, e s’innalzò sul tetto della galleria, d’onde, fatti alcuni giri rotolando, cadde nel cortile, e si ruppe in più pezzi.

«Il lupo, ch’erasi intanto convertito in gallo, si gettò sui granelli del melagrano e si mise ad inghiottirli. Quando non ne vide più alcuno, corse da noi colle ali tese, facendo gran rumore, quasi a chiederci se ve ne fossero altri. Uno ne restava sulla sponda del canale, di cui, volgendosi, s’avvide. Vi corse rapido, ma mentre stava per mettervi il becco, il granello rotolò nel canale, e si cangiò in un pesciolino... — Ma ecco il giorno, sire,» disse Scheherazade; «se non fosse apparso sì presto, son certa che vostra maestà avrebbe preso gran piacere ad udire il resto.» Il sultano si alzò, sorpreso di tutti que’ prodigiosi avvenimenti, che gl’ispirarono sommo desiderio ed estrema impazienza di conoscere il seguito della storia.


NOTTE LI


Scheherazade, per soddisfare la sorella curiosa di sentire la conclusione di tutte quelle metamorfosi, richiamato in mente il punto ov’era rimasta, diresse la parola al sultano: — Sire,» disse, «il secondo calendero così continuò la sua storia:

«Il gallo si gettò nel canale, e trasformatosi in luccio, inseguì il pesciolino. Stettero sott’acqua due ore intiere, e non sapevamo che ne fosse avvenuto, quando udimmo orribili grida che ci fecero rabbrividire. Poco dopo vedemmo il genio e la principessa tutti in fuoco, che slanciavansi l’un contro l’altro fiamme