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la vostra signora: voglio ch’ella meco divida il piacere che provo.

«Il capo degli eunuchi partì, e tornò tosto colla principessa. Aveva costei il volto scoperto, ma non appena fu nella stanza, che se lo coprì prontamente col velo, dicendo al sultano: — Sire, bisogna che vostra maestà non v’abbia posto mente. Sono sorpresa assai che mi facciate venire alla presenza di uomini. — Evvia, figliuola,» rispose il sultano, «voi stessa non vi pensate. Qui non v’ha che il piccolo schiavo, l’eunuco vostro aio ed io, che abbiamo la libertà di vedervi in viso: eppure abbassate il velo, o mi fate un delitto d’avervi qui chiamata? — Sire,» replicò la principessa, « vostra maestà vedrà tra poco che non ho torto. Lo scimiotto ch’è con voi, benchè abbia codesta forma, è un giovane principe, figlio di un gran re, che subì tal metamorfosi per incanto. Un genio, figlio della figlia d’Ebli, lo ha così trasformato, dopo aver crudelmente uccisa la principessa dell’isola d’Ebano, figlia del re Epitimaro.

«Il sultano, sorpreso, si volse alla mia parte, e non parlandomi più per segni, chiesemi se vero fosse quello che sua figlia diceva. Siccome io non poteva parlare, mi posi la mano sulla testa ond’assicurarlo aver la principessa detta la verità. — Figlia,» ripigliò allora il sultano, «in qual modo sapete voi che questo principe fu trasformato in scimiotto per incanto? — Sire,» rispose Dama-di-beltà, «vostra maestà si degnerà ricordarsi che uscendo dall’infanzia ebbi per aia una vecchia dama: era questa una sapientissima maga, che m’insegnò settanta regole della sua scienza, in virtù della quale potrei, in un batter di ciglio, trasportare la vostra capitale in mezzo all’oceano, al di là del Caucaso. Mediante tale scienza conosco al sol vederle tutte le persone incantate; so chi sono, e da chi furono incantate: co-